A cura di Ermanno Frassoni
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Strana la vita. In una intervista esclusiva ad Autosprint Niki Lauda, presidente non esecutivo (!) del reparto Formula 1 di Stoccarda, viene definito dall’ottimo Mannucci «fondamentale per ottenere certi risultati e fare in modo che il team Mercedes, quattro anni dopo il suo ritorno, sia ora quello più competitivo». Perché «la gestione imprenditoriale di due compagnie aeree […] lo hanno reso probabilmente il team principal, o meglio il Presidente, come ama chiamarsi, ideale». Eppure, nell’autunno 2002, la Repubblica titolava impietosa: «Lauda, un altro flop. Licenziato dalla Jaguar». Il Corriere della Sera: «La Jaguar ha licenziato Lauda», dopo che La Stampa aveva ironizzato con «Lauda, pronti via e testacoda» per presentare il test dell’ex ferrarista su una Formula 1 a portata di scimmia (infatti). E non era andata meglio a Niki consulente speciale (?) della Ferrari. Ma, rivela l’austriaco a Mannucci, in seguito «il mio lavoro alla Jaguar è stato perfetto; me ne sono andato non perché non l’avessi svolto bene […]». In conclusione, chiodo scaccia chiodo: c’è speranza per Domenicali, diamogli qualche anno e agli occhi dei detrattori Stefano varrà almeno quanto una costola di Fiorio.