Ed Carpenter ha vinto in Texas la sua terza gara in IndyCar sopravvivendo magistralmente agli ultimi due giri da panico dopo l’esplosione del motore Honda di Takuma Sato a dieci giri dal termine.
Il pilota e owner del suo team è scattato bene allo sventolare della green flag finale tessendo un minimo ma rassicurante gap su Juan Pablo Montoya che su gomme usate non è riuscito a contenere l’attacco di Will Power, fermatosi ai box durante la neutralizzazione per cambiare le gomme in vista del rush finale (chiamata geniale da parte del muretto Penske!).
Eppure per Power la serata aveva preso una piega perfetta, partenza comoda dalla pole, auto messa in pista in maniera ottimale dal team guidato da Tim Cindric e tanta velocità, tre fattori che per i primi tre quarti di gara lo hanno reso inattaccabile. Ma…
A 60 giri dal termine è arrivato l’attacco deciso di Ed Carpenter che ha sfruttato un piccolo errore dell’australiano poco convinto in una serie di doppiaggi. All’imminente sosta ai box, forse preso dalla foga di recuperare allo sgambetto, è entrato in pit-lane con troppa velocità e la giuria ha subito esposto la black-flag per l’auto #12 che in questo caso vale un drive-through. Tornato in pista sesto il pilota del team Penske ha tenuto duro e rimontando posizione su posizione si è portato alle spalle di Montoya prima dell’ultima caution, ma resta l’amaro di una vittoria regalata.
Primo podio (anche se in Texas non si festeggia) per Juan Pablo Montoya, che in certi momenti ha assaporato anche il sapore della leadership, in una gara molto tattica dove è stato fondamentale un managment delle gomme certosino. Simon Pagenaud con una gara solida e soprattutto con un pit-stop contemporaneo a quello di Power, (bravi anche al muretto Schmidt) si è assicurato la quarta posizione passando il duo Ganassi formato da Kanaan e Dixon negli ultimi due giri finali, vissuti da tutti con il cuore in gola per via delle diverse condizioni di pneumatici con cui correvano i piloti di testa.
Notte speciale anche per Mikhail Aleshin, al miglior risultato stagionale e best rookie della gara, condotta in maniera impeccabile e senza il minimo errore, seppur risulti il primo dei doppiati, ma va precisato che la gara ha avuto solo tre neutralizzazioni nei suoi 600km totali.
Marco Andretti è stato autore di un bello show al via recuperando dalla nona fila fino all’ottava posizione, ma il suo Honda ha smesso di vivere dopo appena tre giri mandando su tutte le furie il nipote di Mario. KO altre due unità giapponesi quelle di Hunter-Reay e Sato, mentre l’unico incidente della gara ha visto protagonisti Wilson che girandosi in curva 4 ha coinvolto Bourdais.
Results - 248 laps: Pos Driver Team/Engine Time/Gap 1. Ed Carpenter Carpenter/Chevy 2h01m25.5758s 2. Will Power Penske/Chevy +0.5247s 3. Juan Pablo Montoya Penske/Chevy +0.5771s 4. Simon Pagenaud Schmidt/Honda +1.1514s 5. Scott Dixon Ganassi/Chevy +2.1510s 6. Tony Kanaan Ganassi/Chevy +2.4464s 7. Mikhail Aleshin Schmidt/Honda -1 lap 8. Helio Castroneves Penske/Chevy -1 lap 9. Ryan Briscoe Ganassi/Chevy -1 lap 10. Charlie Kimball Ganassi/Chevy -1 lap 11. Josef Newgarden Fisher/Honda -1 lap 12. Graham Rahal Rahal/Honda -2 laps 13. Carlos Munoz Andretti/Honda -3 laps 14. James Hinchcliffe Andretti/Honda -4 laps 15. Jack Hawksworth Herta/Honda -4 laps 16. Carlos Huertas Coyne/Honda -4 laps 17. Sebastian Saavedra KV/Chevy -4 laps Retirements: Takuma Sato Foyt/Honda 238 laps Ryan Hunter-Reay Andretti/Honda 136 laps Sebastien Bourdais KV/Chevy 118 laps Justin Wilson Coyne/Honda 118 laps Marco Andretti Andretti/Honda 3 laps Roberto Del Papa